A Venezia la Biennale dello Scarto contro l'arte che inquina
Rodolfo Lacquaniti denuncia il comportamento ambiguo di molti artisti che, pur sposando i concetti di ecologia, producono opere fortemente inquinanti e lancia la sua controproposta: una biennale artistica dello scarto

Biennale dello scarto, Venezia - © Rodolfo Lacquaniti
“Predicare bene e razzolare male”, un vecchio proverbio che si adatta sempre a comportamenti che risultano fastidiosi, atteggiamenti ipocriti che si ritengono inopportuni soprattutto se ad adottarli sono persone che vorrebbero insegnare qualche cosa, come gli artisti, molti dei quali, da anni, hanno sposato i concetti di ecologia e salvaguardia dell'ambiente, ma realizzano opere con materiali che inquinano e fanno installazioni che sono tutt'altro che ecologiche. Purtroppo queste opere vengono esposte in mostre famose e molto frequentate, da qui la dicotomia dell'evento: dare dei buoni consigli agli altri, ma non averli adottati. Un artista che denuncia apertamente questo comportamento ambiguo è Rodolfo Lacquaniti che da molti anni in Maremma, a Castiglion della Pescaia ha fondato il suo parco di sculture realizzate dagli scarti industriali, dai rifiuti che lordano il paesaggio: plastiche, lamiere, bottiglie di vetro, vestiti e altri scarti ancora. Lacquaniti applica le regole della bio-architettura, esponendo le sue opere nell'attenzione dei punti cardinali, della luce e del vento nel suo "Viaggio di Ritorno", un percorso inverso che parte dalla realtà per arrivare all'arte, un itinerario che inizia all'interno dello spazio naturale dell'ex padule di Buriano per arrivare dappertutto, soprattutto al cuore delle persone.

Mutante Pechino © Rodolfo Lacquaniti
Lui non è l'unico artista che trasforma i materiali di scarto in opere artistiche, ma è un elemento importantissimo in questa schiera di creativi che hanno deciso di denunciare la situazione in cui versa l'ambiente in tutto il pianeta, per fare in modo che gli abitanti della Terra modifichino drasticamente ed in fretta i loro comportamenti, adottando delle “buone pratiche” sociali, etiche, ambientali e politiche. Per fare questo Lacquaniti utilizza i linguaggi dell'arte totale: istallazioni, video-art, pittura, performance, musica, fotografia, parola, gesto, live art, poesia. In una intervista ha detto: «Il pacchetto energetico regalatoci alla nostra nascita si assottiglia sempre di più riducendo l'uomo contemporaneo a vivere nelle "piccole stanze". I Mutanti H202 di ultima generazione sono stati assemblati tra i rifiuti della "montagna". Sono la cicatrice metropolitana, la ruga urbana della discarica ribelle. Registrano emozioni, esplorano mondi inesplorati e imprevedibili confronti. Registrano lo stato di guerra tra umani e il loro mondo, il collasso delle risorse, la crescita senza fine, l'inquinamento, la scatenante rivoluzione-tecno, l'indispensabile dipendenza dal mondo naturale, l'insaziabile cupidigia, le accelerazioni continue. Cercano: connessioni con individui umani, interscambi d'energia, esplorazioni della forma, luce, la silenziosa veggenza, la metamorfosi, le costellazioni, il suono della pioggia.»
A noi ha detto: «Ho visitato nei mesi scorsi la Biennale dell'Arte a Venezia, e sono rimasto davvero stupito dall'incoerenza di alcuni espositori che hanno prodotto delle opere fortemente inquinanti. In alcuni padiglioni era impossibile sostare perché ci si trovava in ambienti addirittura insalubri. Da questa visita ho deciso di lanciare la mia “Biennale dello Scarto” che sarà itinerante e presente in molti grandi città del mondo come atto di denuncia anche contro un'arte che spreca e inquina. Di più, vorrei lanciare una proposta forte e provocatoria, ma che ritengo assolutamente necessaria: tutti gli artisti che partecipano alle grandi e prestigiose esposizioni collettive dovrebbero indicare la classe energetica delle loro opere, con una Scheda di Produzione Artistica in cui sono descritti i materiali usati, la loro provenienza, il loro assemblaggio e come dovrebbero essere smaltiti, così da descrivere la filiera della scultura o dell'installazione. Sarebbe questo un banco di prova attivo per testare la coerenza e l'attendibilità delle migliaia di artisti all'opera in tutto il mondo.»

Duplicantia, Reggia di Caserta - © Rodolfo Lacquaniti
La Biennale dello Scarto è stata inaugurata a Venezia nelle scorse settimane con la prima tappa costituita dalla Danza delle Balene, un inno alla vita che ancora pulsa straordinariamente sul nostro pianeta. Un viaggio di Ritorno da un oceano all’altro attraverso continenti e città. Le balene realizzate con scarti industriali rappresentano «i rifiuti che ogni civiltà umana accumula non sono solo oggetti che hanno esaurito la loro utilità o che si sono decomposti, ma indicano anche quello che noi siamo. È questo il punto inquietante, il tabù-della spazzatura, che ci riguarda da vicino perché la nostra natura finita ci accomuna al suo destino. È il risvolto umanissimo dell’ampia problematica della gestione dei rifiuti nella storia della civiltà umana. Non siamo tutti noi destinati a finire, a decomporci?» si domanda Massimo Recalcati. «Questo viaggio percorre anche una nuova direttrice, una nuova carta geografica - dice Rutger Breman - che comprende ancora una volta un continente remoto e inesplorato: L’Utopia». Lo scopo di Lacquaniti è mettere in connessione le menti, per questo offre la possibilità di incontrare l’Arte dove nessuno se l’aspetta. «L’arte deve essere un vero e proprio corto circuito. Sogno mostre di tanti progetti non realizzati. Sarebbe il massimo» dice Hans-Ulrich-Obrist.

Balena a Palazzo Pitti, Firenze - © Rodolfo Lacquaniti
Scarti di infissi dei primi del novecento, lamiere semi arrugginite come quelle delle baracche della Città dei Morti del Cairo o delle favelas brasiliane o dei campi profughi sparsi per il mondo, vecchissimi contenitori di ricotta in alluminio, reticolari di ferro, perdono la loro primaria funzione e prima di essere mandati al macero vengono ascoltati e assemblati con lentezza per diventare le balene che faranno il Viaggio, la loro danza è partita da Palazzo Ducale, un luogo sacro per il rapporto che c’è stato da sempre tra la bellezza, l’eco sostenibilità e la fragilità di uno straordinario sistema ambientale che ha sfidato i tempi.
Il viaggio delle Balene sarà assistito e tele trasportato da una equipe di esperti “navigatori” formata da Diego Capani di Motion Graphics, Silvana Giorgi dello Studio Wabbit e da Letizia Gasbarro, a cura di Rodolfo Lacquaniti.