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Redazione ArtApp

AMERICAN BEAUTY. Da Robert Capa a Banksy

In mostra un ampio ritratto degli Stati Uniti, 130 opere d’arte a stelle e strisce, selezionate per sviluppare una narrazione che illustri le ambivalenze made in USA


Laurent Elie Badessi, Navy flag, American Dream, 2006


American Beauty è una rosa solida e duratura, come il paese che rappresenta. Ma se i petali rimangono floridi a lungo, il gambo marcisce rapidamente. Da questa metafora prende il via l’esposizione, “American Beauty. Da Robert Capa a Banksy”, con l’intento di offrire un ampio ritratto degli Stati Uniti, principale potenza globale al cui interno sopravvivono numerose contraddizioni. Il Centro culturale Altinate | San Gaetano di Padova, fino al 21 gennaio 2024, accoglie 130 opere d’arte a stelle e strisce, selezionate per sviluppare una narrazione che illustri le ambivalenze made in USA. L’orgoglio patriottico e la modernità culturale da un lato, il feroce imperialismo militare e le persistenze dei fenomeni di intolleranza razziale dall’altro.


American Beauty. Da Robert Capa a Banksy, Centro culturale Altinate | San Gaetano


La mostra è organizzata da ARTIKA di Daniel Buso ed Elena Zannoni, in collaborazione con il Comune di Padova, Assessorato alla Cultura e Kr8te si pone l'obiettivo di raccontare alcune delle vicende chiave della storia statunitense negli ultimi cento anni. Come raccontare questa storia? Attraverso gli occhi attenti di decine di artisti che dagli anni Quaranta del Novecento si sono posati su questo grande paese, evidenziandone punti di forza e criticità. L'elemento che accomuna questi artisti è l'utilizzo della bandiera americana come elemento iconografico di partenza per la comunicazione del proprio contenuto ideologico e formale.


BANKSY, Flag (silver), 2006


Da Jasper Johns ad Andy Warhol, da Iwo Jima a Banksy, la bandiera è sempre stata uno strumento attraverso il quale inviare un preciso messaggio: dall’esaltazione alla denuncia, trasfigurando in positivo o in negativo il ritratto degli Stati Uniti. La “stelle e strisce” ha un valore totemico, rappresenta l'amalgama dei diversi popoli e religioni, che convivono in America. La bandiera è il simbolo di questo paese e del suo dominio globale caratterizzato dalla diffusione del capitalismo e dalla supremazia militare e tecnologica. In questa mostra sono rappresentate alcune tra le tappe fondamentali di questa nazione, da Iwo Jima a Martin Luther King, fino all'11 settembre, passando per la Pop Art e lo sbarco sulla luna, il Vietnam e la Silicon Valley.


Maurice Sorrell, Shirley Chisholm, 1971

Sono presenti alcune tra le più importanti correnti della fotografa internazionale: come la street photography (Henri Cartier-Bresson, Vivian Maier) e la fotografia documentaria (rivoluzionata dai ritratti di Diane Arbus). La fotografia a colori è ben rappresentata da alcuni mostri sacri del medium come Steve McCurry, Annie Leibovitz e Vanessa Beecroft. La mostra accoglie anche alcuni movimenti artistici del Novecento che hanno elevato gli Stati Uniti a prima potenza nelle arti. Il primo movimento autenticamente americano, e destinato a diffondersi capillarmente in tutto il mondo, è stato la Pop Art (qui rappresentata da Rosenquist, Indiana e Warhol). La Pop Art ha rivoluzionato il modo stesso di concepire l'arte: accogliendo iconografie extra artistiche (come il fumetto e i prodotti da supermercato) e determinando perciò una compenetrazione tra cultura alta e cultura bassa. Il secondo movimento, che ha preso il via tra le strade di New York, è la street art.


American Beauty. Da Robert Capa a Banksy, Centro culturale Altinate | San Gaetano


Dall'opera pionieristica di Keith Haring, la street art si è imposta in tutto il pianeta, sempre in bilico tra l'essere uno strumento di rivolta antiestablishment o un prodotto commerciale ambito dalle gallerie d'arte. La street art è attualmente la corrente artistica più diffusa a livello internazionale, erede della Pop Art. Banksy, Mr. Brainwash e Obey sono i suoi rappresentanti in mostra. L'artista di Bristol, di cui nessuno conosce la vera identità, ci porta nelle periferie americane tra ribellione giovanile e tentativo di rivalsa sociale. Obey (pseudonimo di Shepard Fairey) si è distinto per la fortunata campagna elettorale di Obama. In mostra è presente con due opere iconiche che raccontano il dibattito interno americano sulla difficile convivenza tra la leadership bianca e le minoranze etniche e religiose.




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