Redazione ArtApp
4 giorni fa
BABYCODE, immagini © ZEDAPLUS architetti
BABYCODE nasce all’interno del “Parco della Pietra Rossa” in un’area pubblica periferica del comune di Popoli Terme, nella provincia di Pescara (Abruzzo). In un contesto caratterizzato da ampi spazi verdi, alberature di media grandezza, e spazi ludici, è stato progettato un asilo nido integrato con il contesto naturale, dove forma, materia, clima e paesaggio, si fondono con lo spazio di appartenenza in un’architettura pura e vivace in grado di accogliere tutti i bambini fino ai 3 anni. L’edificio si configura come un codice lineare dalla forma regolare che avvolge il volume e protegge gli spazi interni, dimensionati per ospitare laboratori tematici per il gioco, il pranzo e il riposo dei piccoli ospiti, servizi amministrativi e spazi per l’accoglienza.
La scuola è progettata in maniera non gerarchica nei suoi spazi, non separa i luoghi degli adulti da quelli dei bambini, i servizi dedicati alla cura, gli archivi, la cucina dagli spazi della conoscenza, il dentro dal fuori. Al contrario è stata ideata un’architettura aperta, flessibile e dai confini porosi. Uno spazio accogliente, che muta ogni giorno a secondo di chi lo vive nella quotidianità. Un luogo eccitante e allo stesso tempo tranquillo, con spazi cromatici fortemente attrattori così da consentire esperienze intense di gioco, ma anche momenti di silenzi e di pausa.
All’interno il colore diviene un elemento protagonista: aggiunge qualità ed è stato impiegato per distinguere le funzioni principali dando un riferimento educativo e visivo. Gli spazi interni si articolano in spazi-sezione, atelier-gioco, zone riposo, giardini interni ed esterni, zone della cura e si muovono attorno all’agorà, il cuore del progetto e la genesi del "noi". L’agorà rappresenta lo spazio della convivenza, nel quale si intrecciano la dimensione privata e quella pubblica. Con il suono della campanella, infatti, gli ambienti pedagogici diventano spazi flessibili aperti alla comunità creando un volume dinamico, in continuo dialogo con il contesto, capace di valorizzare lo spazio esistente: un nuovo luogo di apprendimento, ma anche un luogo di aggregazione sociale e riferimento per la comunità e per chi abita il quartiere.
L’ambiente educativo rappresenta, così, “lo scenario che accoglie dimensioni fisiche e relazionali, fino ad assumere il significato e il ruolo di terzo educatore” (Loris Malaguzzi), ed è stato progettato come un tessuto di apprendimento naturale e relazionale che si coniuga tra pieni e vuoti, tra interno ed esterno, tra materiali e colori, tra percezioni e rappresentazioni. L’asilo nido diviene sintesi di luoghi per imparare, apprendere e incontrare codici della natura e della comunità.
Questa idea di continuità sociale e relazionale vuole rompere la convinzione, sviluppata per molto tempo, che vedeva l’aula essere il luogo unico dell’istruzione scolastica. Tutti gli spazi della scuola erano subordinati alla centralità dell’aula, rispetto alla quale erano strumentali o accessori: i corridoi, luoghi utilizzati solo per il transito, la cucina o il laboratorio erano vissuti in una sorta di tempo “altro” rispetto a quello della didattica quotidiana.
Ogni spazio era pensato per un’unica attività e restava inutilizzato per tutto il resto del tempo. Oggi emerge la necessità di vedere la scuola come uno spazio integrato in cui i microambienti abbiano valore e presentino caratteri di abitabilità e flessibilità in grado di accogliere in ogni momento persone e attività offrendo caratteristiche di funzionalità, confort e benessere collettivo.
Il progetto diventa il risultato del sovrapporsi di diversi tessuti ambientali: quello della cura, della formazione, delle relazioni, degli spazi e dei componenti architettonici, dei materiali, che interagiscono generando luoghi significativi. La “matrice” è pensata in modo da lasciare sempre una possibilità di variazione dello spazio a seconda delle attività desiderate, così da trasformare la gestione dell’ambiente nella gestione della profondità di campo, del livello di trasparenza, visibilità o partizione.
BABYCODE disegna un luogo in continuità con il contesto fatto di piazze, sezioni, volumi, patii e giardini. Un’architettura che sfuma i confini tra la dimensione pubblica e quella privata, moltiplicando le opportunità di conoscenza e di incontro tra le persone. Uno spazio per le persone di tutte le età, uno spazio che diventa una piazza in cui potersi sentire parte di un bene comune. Questo approccio è pensato per scoprire una nuova narrazione dei luoghi e delle possibilità delle esperienze che vi si realizzano e per creare nuove relazioni che connotano un luogo di vita di tutti, plasmando prospettive di una "comunità in apprendimento".
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© Edizioni Archos
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