Best of Both Worlds: ITALY. Arte e design in italia 1915 – 2025
- Redazione ArtApp
- 8 apr
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 10 apr
ADI Design Museum presenta una mostra sulle contaminazioni tra arte e industria, raccontando le radici culturali, l’evoluzione progettuale e il dialogo con la modernità, svelando gli intrecci creativi che hanno plasmato la “società estetica” contemporanea

"Both Worlds: ITALY. Arte e design in italia 1915 – 2025" | Foto © Michele Nastasi, Courtesy di ADI Design Museum
Attraverso la sua incessante ricerca, i progetti e i prodotti, il design italiano, nell’ultimo secolo, ha dato vita a un universo immaginifico, un sistema autonomo di oggetti che anticipa e plasma la "società estetica" in cui viviamo oggi. Il suo prestigio, tanto commerciale quanto critico, rappresenta un pilastro dell’economia nazionale, configurandosi come uno dei più affascinanti territori culturali per il pubblico internazionale. Questa sinergia distintiva tra designer, artisti e industria trova espressione nella mostra “Best of Both Worlds: ITALY. Arte e Design In Italia 1915 – 2025” e nell’opera editoriale che l’accompagna, evidenziando con forza la carica di energia e la motivazione romantica che da sempre guidano il design italiano: il miglioramento della condizione umana, realizzato attraverso l’armoniosa fusione di funzionalità ed estetica.
L’esposizione, aperta fino al 15 giugno 2025, ideata e curata dallo scrittore e designer Stefano Casciani con progetto di allestimento e grafico di Piero Lissoni/GraphX, si propone di narrare e celebrare questo percorso, evidenziando il legame profondo che il design italiano intrattiene non solo con le dinamiche sociali ed economiche, ma anche con discipline quali la letteratura, l’artigianato e, soprattutto, le arti visive, plastiche e multimediali. Un patrimonio che si è evoluto nel tempo, adattandosi al contesto industriale con una sensibilità inimitabile.

In Italia, l’attenzione verso l’interconnessione tra forme espressive ha alimentato una produzione prolifica, in cui ricerca, creatività ed efficienza funzionale si intrecciano armoniosamente. Tuttavia, la critica e la storiografia hanno spesso trascurato il complesso rapporto tra il design e il mondo industriale. L’esposizione intende dunque esplorare come la cultura cosmopolita del design abbia trovato, e trovi ancora oggi, uno dei suoi momenti più significativi in Italia, affrontando le sfide della produzione di serie e del mercato di massa - dagli anni del boom economico a quelli della crisi postmoderna - nel confronto con la cultura artistica.
Il curatore Stefano Casciani in proposito dichiara: “Questa mostra è il punto di arrivo di una lunga serie di studi, ricerche e sperimentazioni tra arte e progetto che - dalle avanguardie storiche ad oggi - abbiamo condotto in molti per rivoluzionare l’immagine dell’oggetto, non più solo strumento funzionale ma protagonista della cultura visiva. All’ADI Design Museum, ai produttori, a tutti i prestatori va reso il merito di aver saputo cogliere la straordinaria opportunità di questa grande mostra per informare il pubblico più ampio su quel dialogo colto e utopico tra le arti e il design che rende unica l’esperienza italiana.”

In mostra materiali inediti – scritti e visivi – che svelano il pensiero progettuale dietro il design italiano e il suo dialogo costante con l’arte. Per rafforzare il legame con il presente, le Aree Tematiche sono dedicate agli autori che hanno lavorato e continuano a lavorare sull’incontro tra arte e design, rinnovando questa tradizione straordinaria per il pubblico contemporaneo. L’esposizione si dipana come un racconto che attraversa le epoche decisive del design italiano, dal fervore futurista alla sua espressione nel contesto industriale, con figure di spicco come Mollino, Munari e Mari.
Si snoda attraverso la stagione Pop di Joe Colombo, per poi approdare alle istanze radicali e al movimento “Art Design”, promosso da Mendini, Alchimia, Sottsass e il gruppo Memphis, e il rapporto tra arte, moda e design indipendente. L’analisi prosegue con l’evoluzione del design nell’era digitale e la sua più recente vocazione “scultorea” nelle ricerche individuali di autori, da Gaetano Pesce a Nathalie Du Pasquier, che aprono una riflessione sui nuovi orizzonti dell’immagine e dell’oggetto contemporaneo. Le diverse sezioni dell’esposizione mettono in collegamento temi cruciali per la reinvenzione dell’oggetto, dall'astrattismo al neo-modernismo, fino alla recente tendenza del collezionismo low-cost.

“Coprire oltre un secolo di storia con questa profondità e meticolosità è un modo per analizzare l’evoluzione culturale ed economica del nostro Paese, restituendoci una lettura critica rispetto a una idea di design quale disciplina multidisciplinare e leva strategica per lo sviluppo. È un tributo al ruolo pionieristico del design italiano nel mondo, frutto della continua collaborazione tra industria e innovazione, creatività e poetica. Una mostra che intende valorizzare la nostra identità e proiettare il design italiano nello scenario internazionale.” commenta Luciano Galimberti, Presidente ADI.
La mostra è stata realizzata grazie al contributo di diverse aziende ed enti privati che hanno sostenuto l'iniziativa rendendo possibile la sua realizzazione, come Fondazione Cariplo, Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, Intesa Sanpaolo e l’azienda Fantoni, partner tecnico. Intesa Sanpaolo conferma il proprio impegno nella valorizzazione dell’arte e della cultura avvalorando la partnership con il prestito di quattro opere provenienti dalle proprie raccolte d’arte: Ricerca astratta (Due palme alla luce) di Giacomo Balla, Senza titolo di Joe Colombo, Alternato ambiguo di Enzo Mari e Telefono di Michelangelo Pistoletto.