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Redazione ArtApp

Dentro il colore 

Attraverso la materia e la luce, una mostra di Michele De Lucchi e Stefano Zecchi


MUSE, Dentro il Colore | Fotografie © Michele Purin


Sette vulcani - bianco, rosso, giallo, verde, blu, viola e nero - e oltre 100 reperti provenienti dalle collezioni naturalistiche del MUSE scandiscono il percorso di un’esperienza dedicata alle diverse cromie. L’esposizione “Dentro il colore” – a Palazzo delle Albere (Tn) fino al 4 giugno 2023 – si focalizza sul tema della percezione fisica e mentale del colore, raccontato come somma di materia e luce e dei suoi effetti sulle singole personalità. Il progetto è frutto del pensiero e del dialogo tra il presidente del MUSE Stefano Zecchi e l’architetto Michele De Lucchi. Lo stesso De Lucchi illustra il concetto attorno al quale si sviluppa l'esposizione temporanea: «il colore di per sé non esiste. È luce, energia e vibrazione di particelle. Siamo però abituati ad attribuirlo alla materia. Tutta la mostra gira attorno a questa relazione tra materia e luce, tra tangibile e intangibile, tra realtà e immaginazione». L’intento è far scattare un pensiero, un’emozione che porti a una consapevolezza di quello che ci circonda e delle sue complesse interconnessioni.



Sui fianchi dei coni, fatti di materia terrosa e colorata, trovano spazio i pezzi delle collezioni naturalistiche del MUSE, selezionati in base alla cromia di riferimento del vulcano. Le superfici circolari sono un nuovo modo di proporre le “meraviglie” che si trovavano nei Gabinetti Scientifici, dove si collezionavano oggetti appartenenti ai regni della natura per svolgere osservazioni sul mondo reale e svelarne i segreti. Oltre 100 i reperti in mostra, appartenenti alle collezioni del MUSE, che rappresentano, ciascuno nelle diverse variazioni cromatiche, la manifestazione della vita e della natura in ambito zoologico, botanico, mineralogico, petrografico e paleontologico. Tra le meraviglie che visitatori e visitatrici possono ammirare, un antico campione di croco, i cui petali di colore violetto annunciano la primavera; il Tarabuso, l’airone dal mimetico piumaggio screziato nei toni di giallo; il ‘cuore di Vignola’, un eccezionale campione di fluorite che irradia colori dal verde al violaceo in base al tipo di luce che lo illumina; le foglie fossili colorate di arancione da idrossidi di ferro appartenenti a Glossopteris, genere estinto di piante risalenti ad oltre 250 milioni di anni fa, che confermano la teoria della deriva dei continenti; la candida Predazzite, pietra ornamentale nata dall’incontro tra i vulcani triassici e le scogliere che oggi formano le Dolomiti.



Le camere vulcaniche ospitano installazioni sonore e visive monocromatiche che favoriscono una personale esperienza immersiva, come un bagno nel colore con il corpo e con la mente, dove la luce del vulcano è definita da una precisa lunghezza d’onda a cui corrisponde un suono della stessa frequenza. Spiega Stefano Zecchi, ideatore del progetto espositivo: «la mostra è un cammino in cui l’esperienza del colore costruisce conoscenza, consente di elaborare emozioni, valori interpersonali. Nei vulcani, chi visita deve essere immerso in una complessità percettiva, immaginativa, sensoriale tumultuosa, senza respiro. Un percorso emozionale dedicato al colore e alla sua percezione». Una messa in scena espositiva che dalla materia conduce alla luce. Il simbolico cratere di ciascun vulcano incanta con visioni di immagini sonore. Sospesi, circolari, ipnotici, nella dissolvenza di forme e corpi materici, i video artistici svelano atmosfere tra sogno e realtà, inconscio e coscienza. In una magica relazione della luce e dell’oscurità, epifania e preludio della vita. Narrazioni visive e musicali, dove la percezione dei colori, la realtà e l’occhio di chi osserva diventano un unico evento, in cui si cela lo stupore della bellezza, tra illusione percettiva e vita dell’anima, conoscenza ed esperienza.



Una mostra inedita che propone approfondimenti lungo il percorso espositivo, attraverso la proiezione di un court métrage di interviste autoriali. Dialoghi sul colore, visti e interpretati nell’ambito scientifico delle neuroscienze, della biologia e delle scienze Umane e Filosofiche, grazie al prezioso contributo di docenti, ricercatori e ricercatrici dell’Università di Trento che hanno parlato del colore dal punto di vista cognitivo, percettivo e sensoriale, con un focus sui colori nelle piante e nel cibo. L’accurata selezione dei colori e la pitturazione dei vulcani ha visto la preziosa collaborazione e il contributo del Gruppo Boero, azienda che da oltre 190 anni è il punto di riferimento in tema di colore nel mondo dell’architettura e della nautica. «Una mostra che ha la felice ambizione di divulgare la cultura del colore e che accende riflessioni sui tanti aspetti legati alle cromie che fanno parte della nostra vita – commenta Andreina Boero, presidente onorario di Gruppo Boero – non poteva non incontrare la nostra sensibilità e il nostro interesse. Ciò che più ci accomuna è l’attenzione all’impatto emotivo che i colori sono in grado di suscitare, il loro valore nell’accompagnare la nostra storia e i nostri spazi e nel creare bellezza nei progetti di oggi e di domani».


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© Edizioni Archos

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