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Redazione ArtApp

Architettura instabile

Curata da Diller Scofidio + Renfro (DS+R) la mostra indaga il movimento come proprietà interna dell’architettura: edifici che cambiano la loro configurazione


DSR The Shed, New-York 2019 | Foto di Iwan Baan, courtesy Diller Scofidio Renfro


Viviamo in un mondo in costante movimento. Perché l’architettura dovrebbe restare ferma? Dall’inizio della Rivoluzione Industriale, l’incessante susseguirsi di sconvolgimenti politici, fluttuazioni economiche, riforme sociali, cambiamenti climatici e innovazioni tecnologiche ha dato forma al nostro mondo in continuo movimento. Per contro, l’architettura è rimasta lenta, pesante, costosa e inerte. Il secondo dopoguerra, inoltre, ha introdotto una nuova resistenza all’ostinata rigidità dell’architettura che, motivata da ideali pragmatici e utopici, ha aspirato a liberarsi dalla stasi. E lo ha fatto muovendosi su quattro principi alla base di quest’ambizione e della mostra: mobilità, adattabilità, operatività ed ecodinamismo.


Architettura instabile | Foto di Musacchio, Pasqualini & Fucilla MUSA, courtesy Fondazione Maxxi


La mobilità consente agli edifici di essere fisicamente trasferiti, sia che siano costretti a essere spostati per evitare la demolizione, sia che vengano trasportati altrove per scelta. L’adattabilità gli consente di essere riconfigurati e di assorbire i cambiamenti tecnologici o programmatici indotti dagli sviluppi economici o sociali. L’operatività consente agli edifici di funzionare come macchine, sintonizzate sulle esigenze dei loro abitanti per servire scopi individuali o collettivi. E infine, mentre la maggior parte degli edifici forma una chiusura ermetica contro gli elementi, l’ecodinamismo integra le tecnologie per creare interfacce flessibili tra un edificio e il suo ambiente circostante.


Architettura instabile  | Foto di Musacchio, Pasqualini & Fucilla MUSA, courtesy Fondazione MAXXI


Architettura instabile è il titolo del nuovo progetto del Dipartimento di Architettura e Design contemporaneo del MAXXI, curato da uno tra gli studi di progettazione più celebri e influenti al mondo, il newyorchese Diller Scofidio + Renfro (DS+R). La mostra, aperta al pubblico fino al 16 marzo 2025 nella galleria KME del museo, è il risultato di una ricerca ampia e approfondita sul movimento come proprietà interna dell’architettura e come punto di contatto con l’arte, la tecnologia, le dinamiche sociali.


Architettura instabile  | Foto di Musacchio, Pasqualini & Fucilla MUSA, courtesy Fondazione MAXXI


Un viaggio inaspettato, un racconto inedito sulle architetture in grado di muoversi e agire, capaci di entrare in relazione con l’ambiente e con chi le abita. Il movimento, inteso in tutte le sue forme e applicato all’architettura, è fin dall’inizio un carattere essenziale del lavoro dello studio newyorchese. Performance “cinetiche”, coreografie, architetture mobili e meccaniche, installazioni robotiche, immagini in movimento su strutture dinamiche sono da sempre strumenti cruciali per espandere l’architettura al di là della triade vitruviana di firmitas, utilitas, venustas. Soprattutto la firmitas.


Architettura instabile  | Foto di Musacchio, Pasqualini & Fucilla MUSA, courtesy Fondazione MAXXI


Per DS+R, la spinta per questo superamento dei limiti della disciplina architettonica viene da un lato dalla forza centrifuga che li attrae verso il dialogo con le altre discipline artistiche, dall’altro dal desiderio di “muovere” l’architettura e tenerla al passo con una società in cui la tecnica, le scienze, le urgenze sociali ed ecologiche marciano a velocità sempre crescente. La mostra rappresenta l’occasione per implementare il patrimonio della Collezione di Architettura del museo che si arricchisce con l’iconico progetto The Shed, proprio dello studio Diller Scofidio + Renfro e la Nakagin Capsule Tower di Kisho Kurokaw, in perfetta coerenza al programma di acquisizioni del MAXXI Architettura e Design contemporaneo.


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© Edizioni Archos

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