Redazione ArtApp
3 giorni fa
Fotografia dalla mostra Gennaio ’70 – comportamenti, progetti, mediazioni (Museo Civico Archeologico, Bologna, 31 gennaio – 28 febbraio 1970), Foto di Paolo Mussat Sartor. Courtesy Archivio Emilio Prini
La mostra alla Fondazione Antonio Dalle Nogare di Bolzano– a cura di Luca Lo Pinto e Andrea Viliani con Timotea Prini e organizzata in collaborazione con l’Archivio Emilio Prini – presenta un’ampia selezione di opere su carta, con un focus dedicato a quelle connesse alle mostre seminali Gennaio ’70 – comportamenti, progetti, mediazioni (Museo Civico Archeologico, Bologna, 31 gennaio – 28 febbraio 1970), Arte Povera – 13 Italian Artists (Kunstverein München, 26 Maggio – 27 Giugno 1971) e Merce Tipo Standard (Galleria L’Attico, Roma, 20 Novembre 1971).
L’artista esordisce nel 1967 prendendo parte alla mostra Arte povera–Im Spazio alla Galleria La Bertesca di Genova che sancisce l’avvio delle ricerche e del “movimento” dell’Arte Povera. A partire dall’anno seguente e fino ai primi anni Settanta partecipa ad alcune delle mostre internazionali più significative dell’epoca (fra cui Op Losse Schroeven, Live In Your Head: When Attitudes Become Form e Konzeption/Conception, 1969; Information, 1970; Contemporanea, 1973–74) per poi ridurre al minimo l’attività espositiva.
Emilio Prini, Oggetti a consumo, 1969. Courtesy Archivio Emilio Prini
Il nucleo iniziale della sua produzione si basa su un numero circoscritto di idee e opere su cui Prini continuerà a intervenire fino alla sua scomparsa, rielaborandole e modificandole spesso con gesti minimi ma essenziali. La maggior parte dei progetti, seppur concepiti negli anni del suo esordio, sono stati esposti solo successivamente (a scomparsa parziale) mentre altri sono rimasti ipotesi su carta (a scomparsa totale). Intorno al 1969 Prini inizia alcune indagini su dispositivi tecnologici riflettendo criticamente sulla logica del produrre. Una macchina fotografica, una videocamera, un televisore, un registratore, un libro, un invito, una fotocopia, una voce e un’immagine, una volta consumati, perdono valore.
Facendo riferimento alla teoria di valore d’uso del filosofo, economista e storico Karl
Marx (1818–1883), l’artista quantifica il valore della merce (arte) prodotta dalle macchine, computandone il lavoro necessario per produrla e il valore acquisito alla conclusione del ciclo operativo e concretandone, quindi, l’aumento rispetto all’impiego iniziale.
Emilio Prini Typewriter Drawings, Fondazione Antonio Dalle Nogare, Bolzano | Foto di Jurgen Eheim
A Bologna, per Gennaio ‘70 – comportamenti, progetti, mediazioni, l’artista sceglie di concentrarsi sulle otto ore lavorative marxiste di due schermi TV. Attraverso un calcolo a scacchiera rosso/bianco/nero in cui il rosso è unità tempo, il bianco tempo e il nero il terzo incluso, indifferenziato tempo (l’apparato di trasmissione), e isolando ogni passaggio nella serie di 3 (1+1=2, 2+1=3) come nella spirale logaritmica basata sulla sequenza numerale del matematico Leonardo Fibonacci (1170–1242 ca.), per cui ciascun numero è la somma dei due precedenti, Prini ottiene una sequenza di accensione/spegnimento relativamente preciso. Lo stesso procedimento è elaborato attraverso disegni fatti con la macchina da scrivere, in cui le battiture alternate percorrono i ritmi descritti e, usando la stessa logica, disegni a pennarello su fogli a quadretti.
A Monaco, per Arte Povera. 13 Italienische Künstler, nel 1971 Prini realizza un esperimento simile a quello di Bologna. Con l’aiuto di un tecnico, dimostra l’esaurimento di un televisore attraverso un susseguirsi di operazioni. Ciò che interessa a Prini è anche l’emissione di informazioni dell’ente televisivo (in questo caso tedesco) così come le minime e massime spinte di energia luminosa e sonora dell’apparecchio necessarie all’emissione stessa di informazioni.
Emilio Prini Typewriter Drawings, Fondazione Antonio Dalle Nogare, Bolzano | Foto di Jurgen Eheim
Nello stesso anno, la personale Merce Tipo Standard alla Galleria L’Attico non si discosta dal processo di smontaggio/montaggio dell’apparecchio TV a Monaco. La mostra stessa è concepita come una dimostrazione. Prini occupa il territorio della galleria collocando al suo interno un furgoncino della ditta Video International S.P.A. di Roma che fornisce gli apparati del sistema TV a circuito chiuso (merce), successivamente installati in punti prestabiliti della galleria. Tra il 1970 e il 1975 – e quindi anche a seguire i progetti seminali analizzati in mostra – Prini realizza quasi duecento disegni su carta, con fogli formato “standard” e l'ausilio di una macchina da scrivere Olivetti 22. L’artista utilizza una comune macchina da scrivere quasi fosse una matita, per disegnare, elaborare formule matematiche, immaginare architetture bidimensionali, inventare filastrocche, registrare intuizioni… verificare idee.
La mostra Typewriter Drawings. Bologna/München/Roma – 1970/1971, aperta fino al 3 maggio 2025, raccoglie i disegni realizzati intorno ai concetti sviluppati nelle tre mostre di Bologna, Monaco e Roma, corredandoli con una selezione di fotografie documentative perlopiù inedite. Il progetto costituisce, inoltre, l’avvio di una ricerca e di una catalogazione in corso, a cura dell’Archivio Emilio Prini.
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© Edizioni Archos
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