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Stefano Semeria

Goksung

Appunti di viaggio - Un percorso in giro per il mondo per imparare nuovamente a stupirsi guardando film e serie tv. Terza tappa: Corea



Il cinema coreano è molto variegato, particolarmente godibile dai nostri occhi occidentali poiché il cinema americano, da decenni, vi prende ispirazione, anzi è più corretto dire che Hollywood copia molto spesso dalla Corea. Il cosiddetto K-Drama è un meraviglioso genere di nicchia molto amato in tutto il mondo, il cinema drammatico e storico vince da anni nei festival di tutto il mondo (uno per tutti il bellissimo “Parasite” che lo scorso anno ha vinto quattro premi Oscar) e la fantascienza coreana ha dato ispirazione a mondi distopici e affascinanti, ma il cinema horror coreano è pressoché sconosciuto, se non una rapidissima manciata di film nella scia del boom giapponese degli anni ‘90 e primi anni 2000. Il cinema coreano è curatissimo sotto ogni aspetto, dalla fotografia al sound design ed è ricco di grandi talenti. Fra questi il regista e sceneggiatore Na Hong-jin è fra i più promettenti e il suo ultimo film “Goksung” (anno 2016) è un capolavoro di estetica e narrativa.

Goksung è un piccolo villaggio dove una serie di omicidi crea il panico fra gli abitanti. La polizia indaga e cerca di arginare la pericolosa idea che la causa di questi delitti sia un giapponese che sembrerebbe portare con sé orribili energie malvagie. Tra superstizione e ignoranza crudele, viene esplorata la ferita inferta alla Corea dalla terribile occupazione giapponese che negli anni si è trasformata in una diffidenza culturale particolarmente accentuata nei piccoli centri. Nel film si assiste ad apparenti possessioni demoniache, esorcismi, omicidi efferati e contrasti culturali, “Goksung” porta lo spettatore in un viaggio di quasi tre ore ricco di colpi di scena e scelte stilistiche decisamente inaspettate.



Nella cinematografia occidentale si indaga spesso il folklore e l’ignoranza di piccole comunità, esempio lampante sono capolavori horror e thriller ambientati nella provincia americana, ma l’approccio è diverso. Se negli USA sono dei poveri sprovveduti che diventano preda di persone folli e deviate, in questo film non c’è devianza o follia, la crudeltà umana è data da debolezze reali, paure comuni esasperate dalle situazioni. La cultura coreana ha un forte legame verso il senso di comunità, ha una fiducia quasi cieca verso le istituzioni, è davvero molto lontana dagli usi occidentali; talvolta ho giudicato i personaggi dei film degli stolti, ma mi ha indotto a riflettere su quale sia il giusto comportamento da tenere in una comunità, e cosa significhi vivere in una società priva di fiducia nei confronti di qualunque istituzione (o di una estremista).

Un’ultima nota, quella più spiacevole e insopportabile, Ridley Scott farà di “Goksung” una versione americana. Amo Ridley Scott, ma...

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© Edizioni Archos

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