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Redazione ArtApp

Il Corpo Assolto

Il nuovo progetto di arte visiva di Daniela Daz Moretti in una mostra curata da Alessandra Santin


Le foto sono © Elia Falaschi


L’11 settembre scorso è stata inaugurata la nuova esposizione di Daniela Daz Moretti ai Magazzini del Sale dell’antico castello del Principato di Ariis in provincia di Udine, intitolata “Il Corpo Assolto”. Questo nuovo progetto è stato un approfondimento necessario e impellente per la sua ricerca in termini sia visivi che filosofici sul tema del corpo/anima, inteso non solo come dicotomia, ma anche come indispensabile unione.

Fenomelonogia ed esistenzialismo hanno riconsiderato il concetto di corpo rispetto al passato, in relazione ai corpi degli altri, di chi ci vive attorno, ma anche rispetto al nostro io profondo. Un'urgenza creativa che l’artista ha vissuto a cavallo di questi due ultimi anni di profondi cambiamenti. L’immagine reiterata delle opere in mostra è di un corpo diviso, rotto, di una scissione e della successiva mancanza di riaggregazione del corpo-mente/anima. La Moretti si riferisce a questa sensazione nei termini di “una deflagrazione interna, uno scivolamento in una vita in attesa”.



La scelta del luogo espositivo, non a caso, è caduta su un posto ricco di storia e bellezza, che però sembra allontanare lo spettatore da un mondo presente per portarlo in un tempo di meditazione. Per arrivare ai Magazzini del Sale, dove è stata allestita la mostra, si deve camminare attraverso un parco dove, ad accogliere i visitatori, c’è una magnolia monumentale. La curatrice dell'esposizione Alessandra Santin non ha potuto che condividere il pensiero dell’artista nella scelta di uno spazio come questo, carico della tensione ed energia necessaria ad accogliere la forma e l’aspetto di opere che richiamano l’origine, senza orpelli che possano distrarre lo spettatore dalla purezza del gesto pittorico e dell’elemento installativo.



In mostra erano esposte diverse opere che propongono linguaggi e sottotesti da decifrare e da scoprire attraverso l’uso del colore, molto forte oppure delicatissimo, o dei segni leggeri in contrasto a quelli energici e vigorosi sulla tela. Tutto sembrava dire che, in fondo, proprio l’anima e la vita sono così: ricche di contrasti e opposti, e il corpo va da sé, si adatta e si allena a questi contrasti. All'ingresso si trovava un corpo frammentato in una posizione verticale, dove gli organi erano messi in primo piano, rappresentati come singoli pensieri e appesi alle pareti a scelta, per essere poi essere ricomposti a caso sulla grande tavola intitolata “Il Corpo” su cui si trovavano solo un cervello, un orecchio, dei polmoni…Nella seconda grande sala erano state allestite tre teche intitolate “Trittico Corpo – Anima. La disgregazione assolutoria” dove parvenze di organi e lacerti dell’animo accoglievano i visitatori con colori tenui rispetto invece alle grandi tele del “Corpo Respinto” allestite specularmente che incitavano i presenti ad uno sguardo attento e indagatorio.



Nel testo critico che ha accompagnato la mostra, Alessandra Santin, ha descritto così “il Corpo Respinto”: «La mostra si colora del rosso più vivo; a sanguinare è l’astrazione, il pensiero che osserva nello stesso tempo il corpo di carne e il sentimento del corpo solo e spaventato, vissuto durante la pandemia lungo le linee culturali, sociali, emotive e intellettuali di questo nostro tempo che ha dovuto rinunciare alla vita di relazione e ne ha misurato le dimensioni necessarie più estese – e continua - nella pratica artistica contemporanea di Daniela Daz Moretti, è considerato soggetto in cui convergono razionalità, turbamento psicologico, funzionalità naturali e ambizioni di libertà. Il Corpo Assolto è osservato e ritratto analiticamente: mani, ovaie, gambe, cervello, sangue, cuore, polmoni… ogni frammento è realizzato in terracotta o dipinto su tela, oppure stampato su carta con la tecnica preziosa del monotipo.



Ciascun organo, arto e frammento chiede un confronto diretto con lo sguardo del lettore, occupa uno spazio vitale, degno e necessario al dialogo, è un’opera a sé che acquista carattere installativo nell’allestimento. L’arte di Daniela Daz Moretti ne “Il Corpo Assolto” percorre i sentieri più intimi e contemporaneamente più condivisi dell'individuo, riscoprendo armonie necessarie a qualificare la vita delle società come la nostra che cercano di opporre alle crisi, la ricerca poetica di bellezze antiche e sacre, per tracciare nuove vie e rinsaldare il presente al futuro, l’io al noi, il bello e il cattivo tempo delle attese. L’immaginario del Terzo Millennio si rinnova a partire dal corpo assolto di Daniela Daz Moretti, emblema dell’oggi nella leggerezza della lettura poetica di sempre».





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© Edizioni Archos

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