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Stefano Mavilio

Il Maestro e le Margherite


Storia romanzata di Le Corbusier, un visivo impenitente

La femme rose - Le Corbusier

Lui, lo chiameremo il Maestro. Non che Lui fosse bello, certamente autorevole, chi lo dice misogino, chi sciovinista. Spesso oltraggiato dalle femministe, fu certamente consapevole del ruolo delle donne nel mondo dell'architettura e del design, tanto da renderle dapprima partecipi della sua vita professionale, quindi partners , giungendo perfino a considerarle temibili concorrenti.

Strombazzato artefice di tutto ciò che di buono si produsse nel '900, fu quindi additato quale inventore di tutto il male possibile in architettura: da sempre copiato.

Della sua vita si può dire poco, eppure tanto si è detto: che fu uomo d'azione, perché agire era il suo credo: " nella vita è necessario agire! e con questo intendo agire con modestia, con accuratezza e con precisione"; che fu pittore, scrittore e scultore, novello Michelangelo che pure detestava.

Les Musiciennes - Le Corbusier

E ancora pare fosse urbanista, versatile disegnatore, instancabile viaggiatore, intrepido amante (sic!). Autore di una produzione sterminata: cento edifici realizzati, 170 rimasti sulla carta (realizzato lo stadio Saddam, rimasto sulla carta il palazzo delle Nazioni Unite); realizzò 400 dipinti ad olio, molti affreschi (affrescò perfino le pareti di casa Nivola a NY e la "facciata" dell'etoile du mer a cap Martin); 200 litografie, 40 tappezzerie (fra tutte svettano quelle del periodo indiano); 50 sculture, 20 mobili, 50 libri, 6 mila disegni autografi e 32 mila dallo studio di architettura: si dice fosse solito andare in trance mentre disegnava.

Certamente un visionario, da taluni ritenuto per questo un voyeur (!). In tarda età, dopo aver contribuito alla diffusione del modernismo, rinnegò tutto e inventò il brutalismo, l' “acustica plastica”, la partitura musicale dei prospetti, il mariage de contour, il “muralnomad”.

Riscoprì il simbolismo, dopo aver frequentato la divina proporzione, i pitagorici, Rabelais e l'ermetismo (si cambiò nome perché il suo non lo appagava, quello della madre era troppo uguale a quello di altri -Marie Charlotte Amélie Jeanneret-Perret- e così volle chiamarsi come gli alchimisti, che pure si chiamavano beaux coeurs, bei cuori, e avevano preso come monogramma un coeur bleu, una corbeille, un corbeau, cioè un cuore azzurro, un canestro, un corvo).

È sepolto in Costa Azzurra, insieme alla moglie Yvonne, in una sepoltura che lui stesso disegnò, lungimirante, di fronte al bel mare mediterraneo la cui luce lo abbagliò da ragazzo.

Il tutto con buona pace di quanti ritengono che le categorie del brutalismo, del funzionalismo e dell'espressionismo, siano tipicamente maschili (!) e questo solo perché la storiografia pare fosse maschile se non addirittura maschilista.

Schizzo di 7 posizioni di seduta - LC Collection

E ancora leggo ad esempio che per il solo fatto di avere usato una silhouette maschile -un uomo muscoloso di sei piedi- impressa nel calcestruzzo del'Unità di Marsiglia,

Egli sarebbe un maschilista e il suo paradigma di architetto sarebbe maschile: come se al Principe di Galles fosse sufficiente indossare il kilt per dirsi femminista...

La Musa

Amico di Ozenfant dagli anni '10, per il quale progettò una casa che voleva essere un bistrot, sulla falsariga del caffè della rue Legendre, il Maestro e il Pittore si frequentarono a lungo, Ozenfant era infatti animatore di uno spazio espositivo nella sartoria di Germaine Grégoire, sorella di Paul Poiret, celebre couturier dell'epoca. Qui il Maestro, o L-C, come amerà firmarsi ogni tanto, si innamorò di una delle modelle, Yvonne Gallis, conosciuta nel '19 e della quale in seguito scriverà: "donna di grande cuore e grande volontà .... angelo del focolare, del mio focolare, per 36 anni."

La loro vita domestica si svolse soprattutto al sesto e settimo piano dell'immobile al n. 24 di rue de Nungesser-et-Coli dove, su di un piccolo tavolo in legno, illuminato da una finestra di mattoni in vetrocemento e quindi al riparo dalle "tentazioni", il Maestro soleva passare la mattinata dipingendo e scrivendo e guai a disturbarlo, fosse stata anche sua moglie Yvonne che certamente non ebbe un ruolo pubblico chiaro; si direbbe piuttosto che non lo ebbe affatto; non presenziò mai i vernissage e le inaugurazioni, salvo quella del Salon d’Automne- e della Unité di Marsiglia nel '52. La bella Yvonne, unica vera Musa del Maestro, scomparve nell'ottobre del '57 e accanto a lui riposa.

La Ballerina

Certo era bella la ballerina! Aveva appena ventitré anni quando incontrò il Maestro a bordo del transatlantico Lutezia, di ritorno dal suo viaggio in Occidente. Il Maestro le dedicherà parecchi schizzi. Lei -che pure aveva visto ballare nuda- rappresentò con un semplice tubino verde e cappellino giallo a caschetto, borsetta alla mano, alla maniera di Coco Chanel. Lei, "straordinariamente modesta e naturale", come scriveva il Maestro alla madre nel 1929; "ha un cuore tenero come quello di un bambino di un villaggio creolo.

Nemmeno un pizzico di vanità. Nulla. La naturalezza più miracolosa che tu possa immaginare". A dispetto chi ne fece la sua amante. La prima.

La Giornalista

Margherita -la chiameremo così- classe 1901, figlia della ricca borghesia newyorchese, diplomata alla Columbia, fu redattrice di 'Direction' rivista di sinistra dedicata alle arti ed alle lettere, "con un certo pregiudizio anti fascista". Nel '45 la rivista commissionò alla giovane Esther MC Coy, disegnatrice presso lo studio di Schindler, un articolo che parlasse dell'architettura della West Coast, della quale -da sempre- scarse sono le testimonianze. Lei scrisse un pezzo sul suo datore di lavoro, che -seppure approvato dalla rivista- fu censurato dalla Harris, che ne espunse le parti riguardanti il Maestro e la sua corrente modernista. Questo bastò a fare di lei la sua amante, la seconda, anche se non in ordine cronologico.

Mesures de l'homme

La Designer

Indicata da taluni come una delle fondatrici del design contemporaneo (contemporaneo?), "fu donna coraggiosa, colta e appassionata, amante delle escursioni in montagna e grande viaggiatrice." Collaborava con il Maestro fin dagli anni '20, quando -insieme- realizzarono una serie di mobili in tubolare metallico cromato, fra i quali la celeberrima chaise-longue de l'27, che la vide pure ritratta in una famosa foto "a gambe in su". Fu amica di Legèr, Calder e Mirò. Aprì uno studio di progettazione con J. Prouvé, P. Jeanneret e G. Blanchon. Collaborò con Junzo Sakakura, Lucio Costa, Oscar Niemeyer e R. Burle Marx. Come fu che questa donna potesse divenire agli occhi dei critici l'amante del Maestro, la terza, non è dato sapere.

La Concorrente

Quasi coetanea del Maestro, lui dell'87, lei dell'88, e come lui mai laureata in architettura, nondimeno fu designer ed architetta, pur provenendo da studi di pittura, come si conveniva alle ragazze perbene della sua generazione. Fra il '26 e il '29 realizzò la sua prima casa sul lungo mare di Roquebrune, Cap-Martin, casa nota come E1027, che per una di quelle coincidenze inspiegabili della vita, è a pochi passi dal sito dove il Maestro, trent'anni dopo, costruì il suo petit cabanon, davanti al quale, in un caldo pomeriggio estivo, perse la vita nuotando.

In quella casa soggiornò il Maestro, che ne dipinse alcune pareti (si dice dipingesse nudo !) con sommo disdoro di lei, che apertamente bisessuale (anni Venti frequentò assiduamente i circoli lesbici dell’avanguardia parigina) considerò il fatto come "l'affronto di un priapico patriarca alla sua femminilità"; commentatori ritengono che quella malcelata gelosia nascondesse in realtà una relazione più complessa, della qual cosa mi permetto di dubitare. Nel nostro catalogo sarebbe la quarta.

La Studentessa

Minnette fu la prima architetta donna dello Sri Lanka e la prima asiatica associata al RIBA.

Figlia di un membro del Congresso amico di Nehru, ebbe l'opportunità di studiare architettura, fatto inconsueto per una donna del suo rango, fu in seguito fra i fondatori del MARG (the Modern Architecture Research Group). Donna estremamente volitiva, "dotata di immenso charme" amava flirtare coi potenti; fu introdotta da un amico al Maestro presso il suo studio di Parigi.

Il Maestro le scriveva spesso, firmando le missive con il disegno di un corvo sorridente, rivolgendosi a lei come ad un "piccolo uccello delle isole tropicali". La invitò quindi ad un soggiorno in India, durante i lavori per la città capitale del Punjab ai quali attendeva in quel periodo. Parve addirittura interessato al suo lavoro, arrivando a telefonarle per dirle "brava" (in italiano nel testo). Della sua presunta storia con il Maestro, rimane una bella foto di lui con l'immancabile cappello e di lei con il pashmina, tutti e due recando in braccio dei fogli, accomunati da quella strana passione che abitualmente chiamiamo Architettura.

Articolo pubblicato su ArtApp 15 | LA DONNA

 

Chi è | Stefano Mavilio

Esercita la libera professione in forma singola e associata. Esperto di spazio per la liturgia ha realizzato i complessi parrocchiali di S. Bernardino a Lecce, dei SS. Pietro e Paolo a Roma e la "Sala della Pace" a Cascia. Effettua ricerca nel campo della teoria architettonica con particolare attenzione alle strutture archetipiche del costruire. Docente a contratto presso la Facoltà di architettura la Sapienza Roma, settori disciplinari ICAR 14/16/18, organizza il Master in Progettazione degli spazi per il culto - collaborazione fra il DIAP e la LUMSA -prima università cattolica in Roma del quale è Coordinatore Didattico e Scientifico.

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