Al Museo Casa di Carlo Goldoni in mostra i molteplici i significati della "maschera", non ultimo quello strettamente connesso all'arte di chi la crea, il mascarer
A essere proposto è un percorso espositivo di impronte e di maschere, maschere-impronte e impronte-maschere, attraverso l’esposizione di calchi negativi in alabastro, grandi mascheroni, quindi positivi, in cartapesta e resina, disposti sia al piano terra che al primo piano. L’artista e ideatore del progetto, Gualtiero Dall’Osto, innesca molteplici e personali riflessioni su questi particolari oggetti “simbolo”, legati non solo alla Commedia dell’Arte – a cominciare dalla riforma del teatro goldoniana – ma anche alla nostra contemporaneità, con un fil rouge che porta ad interrogarci sul significato della maschera del nostro tempo. Molteplici i significati della “maschera”, non ultimo quello strettamente connesso all’arte di chi la crea, il mascarer.
Tuttavia Dall’Osto, nella sua “ossessione” d’artista, da tempo non si stanca di dimostrare che la maschera non è solo un semplice oggetto da indossare: è per l’artista una creatura, dotata di vita propria, con un dentro e un fuori, capace di trasmettere l’urlo muto di dolore o di indignazione per quanto accade intorno a noi ed è per questo motivo che la ripropone in una forma inusuale, drammaticamente ingigantita, come un’enorme tela sulla quale sviluppare una ricerca introspettiva e psicologica sulla maschera contemporanea. “Infatti, proprio grazie all’intuizione di Dall’Osto di proporre questa inedita esposizione di sue creazioni si potranno analizzare i reconditi significati, alcuni anche antropologici, connessi alla maschera e al suo creatore. Si comprenderanno anche le fasi creative di questo “saper fare” e come si rapporti con la contemporaneità traducendo con vivida lucidità le inesauribili suggestioni, anticipa la Responsabile di Casa di Goldoni Chiara Squarcina.
“Il progetto – evidenzia Mariacristina Gribaudi, Presidente di Fondazione MUVE - sarà l’occasione anche per focalizzare la storia di quest’arte. Non si dimentichi, infatti, che già nel 1271 a Venezia indossare la maschera era ampiamente documentato in quanto proprio in quell’anno i mascareri si riunirono in 'arte' insieme ai pittori. Una categoria che, grazie all’uso sempre più frequente delle maschere soprattutto durante le feste del Carnevale, riuscì ad ottenere il 10 aprile 1436 uno specifico statuto, detto “mariegola”, con il quale la Serenissima, regolamentando l'attività, ne riconosceva l'importanza e l’autorevolezza artistica”.
“La casa in cui nel 1707 nacque Carlo Goldoni è un luogo magico e teatrale. Questa Casa Museo è stata oggetto – ricorda Luigi Brugnaro, Sindaco di Venezia - di un ampio restyling. Comune di Venezia e Fondazione MUVE per il nuovo allestimento, si sono avvalsi di ogni risorsa della museografia contemporanea sia per salvaguardare la specificità di questo palazzetto gotico, sia per offrire le migliori opportunità di comunicazione e la partecipazione del pubblico. I nostri musei civici sono un tesoro inestimabile di opere d'arte e di elementi della tradizione veneziana. Un patrimonio che in questi anni abbiamo voluto valorizzare e arricchire e il Museo Casa di Carlo Goldoni è proprio una testimonianza di questo impegno”.
“Il nuovo allestimento – spiega Chiara Squarcina dedica le tre sale del piano nobile ai temi principali del teatro goldoniano. Dipinti e arredamenti originali dell’epoca sono inseriti in allestimenti di scene attentamente ricostruite basandosi su alcune famose opere di Carlo Goldoni. Nella casa si trova inoltre un piccolo teatro delle marionette risalente al XVIII secolo. Il museo offre mezzi moderni per avvicinarsi alla figura del commediografo e al suo tempo. Importanti sono soprattutto l’archivio e la biblioteca (oltre 30.000 opere) di testi e studi teatrali con manoscritti autentici”.
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