International Design
La storia del prestigioso showroom di Firenze, dall’apertura nel 1974, con i consigli di Dino Gavina, fino alla sua trasformazione in hotel di lusso
International Design, foto pubblicata sulla rivista Ottagono n. 38
Nel 1974 a Firenze venne inaugurato International Design, un negozio di arredamento per il cui allestimento io e il mio socio Paolo Stefani, interpellammo Carlo Scarpa che prestò gratuitamente la sua collaborazione non solo con consigli pregnanti ma anche con disegni di alcuni dettagli che fecero di quel sito una meta per molti estimatori di Scarpa. In effetti il ricorso a Scarpa ci fu suggerito da Dino Gavina che fu interpellato perché è fuori da ogni dubbio che in quel periodo Gavina avesse un ruolo fondamentale nel panorama del design italiano.
I disegni relativi a una finestra con contrappeso e a una scala a bilanciere sono entrati a far parte dell’Archivio Carlo Scarpa a Castelvecchio. Le scelte cromatiche del professore che, come noto, non aveva nessuna remora nell’accostamento di colori apparentemente inconciliabili, riguardarono le pareti perimetrali che vennero decorate a stucco veneziano blu eseguito dalla ditta De Luigi di Venezia, le pareti interne che vennero spruzzate con la vernice Sigmulto grigio della ditta Sigma Coating applicata sempre dai De Luigi, il pavimento in moquette viola della ditta Floorette di Firenze creando un impasto decisamente intrigante. Le parti metalliche furono eseguite dall’officina Zanon, anch’essa segnalata da Scarpa.
Un dettaglio che Scarpa aveva già utilizzato nella mostra “Venezia Bisanzio” a Palazzo Ducale che presentò alcune difficoltà di montaggio fu lo zoccolino a sezione circolare che Scarpa pretese per evitare che i mobili fossero accostati alle pareti cosa che lui assolutamente proibiva. Per quanto riguarda le numerose vetrine che si affacciavano su via San Gallo e su via delle Mantellate, durante il primo sopralluogo, il Professore schizzò a carboncino su un compensato di cantiere quella che era la sua idea, ovvero un infisso che prevedeva una lastra di pietra serena alta circa 70 cm e una specchiatura vetrata tripartita con cornici laccate rosso e profili in ottone.
Un dettaglio fondamentale all’interno del negozio riguardò la creazione di un effetto punto linea giocando con i pilastri riportati a vista arrivando così agli amati squarci che punteggiano, agli Uffizi, la parte curata da Scarpa. Particolare attenzione il Professore la dedicò a un velario per la chiostrina eseguendo con carta e forbice un vero e proprio modellino che fu utilizzato dal tappezziere per la non facile realizzazione. Durante tutta la non breve esecuzione dei lavori i contatti con il professore furono tenuti da Claudio Nardi, non ancora laureato, che ricorda con grande emozione quei momenti così intensi e indimenticabili che hanno senz’altro lasciato una traccia nella sua formazione.
Fino dalla sua inaugurazione nel novembre del 1974 il negozio diventò un punto di riferimento per le più grandi aziende di design con un rapporto particolare con la Ditta Cassina che fino dall’inaugurazione supportò International Design allestendo una serie di mostre. Per l’inaugurazione fu riallestita la mostra su una storia della sedia che Cassina aveva preparato per la Triennale l’anno prima e l’effetto sulla città fu decisamente importante così come con la mostra su Mackintosh che Filippo Alison, curatore della Collezione i Maestri di Cassina, preparò con la sua cura maniacale dei dettagli. Altre mostre di rilievo furono dedicate a Le Corbusier, sempre con Filippo Alison, Rietveld, Enzo Mari con i Metamobili di Gavina, Philippe Starck con la sua prima mostra in Italia e molte altre.
Purtroppo dopo 18 anni la proprietà rifiutò il rinnovo del contratto di affitto e International Design abbandonò i locali che furono immediatamente convertiti ad altri usi annullando tutto l’allestimento interno. L’unica cosa rimasta a futura memoria furono gli infissi che il proprietario non osò distruggere. A seguito del fallimento del Residence Ricasoli che insisteva sull’edificio, l’immobile fu rilevato da un gruppo milanese che lo ha trasformato in un Hotel pluristellato.
L’architetto Luca Colombo che rappresentava la proprietà, interpellato sulla sorte degli infissi, che rappresentavano l’unica presenza su strada di Carlo Scarpa a Firenze, ha dichiarato che li avrebbe sostituiti, cosa che ha fatto allestendo vetrine che si commentano da sole inserendo oltretutto dei cancelletti in ferro battuto per evitare che qualche homeless utilizzi quello spazio come giaciglio. Tutto ciò nonostante tutte le segnalazioni a stampa e istituzioni che sono state inoltrate una volta saputa la triste notizia e nonostante tutte le informazioni fornite all’architetto Colombo che si è limitato a dire che siccome in quei locali sarebbe stato installato un bar “Memphis style” (sic) quegli infissi non ci potevano stare. Sparisce così per sempre un’opera di Scarpa che Ottagono numero 38 e Domus (Aprile 75) celebrarono con ottimi servizi. Così va il mondo!
Comments