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Redazione ArtApp

L'ANELLO FORTE

Al Teatro Sala Umberto di Roma, dal 22 febbraio 2022 in scena uno spettacolo in omaggio alle indimenticabili donne di cui Nuto Revelli ha raccolto le testimonianze



Nel centenario della nascita di Nuto Revelli, scrittore, ufficiale e partigiano italiano, ufficiale degli alpini in Russia e protagonista della Resistenza nel cuneese, andrà in scena al Teatro Sala Umberto di Roma, dal 22 febbraio 2022, un omaggio alle indimenticabili donne di cui l’autore ha raccolto le testimonianze, con Laura Curino e Lucia Vasini. Tratto dall’omonimo testo di Nuto Revelli, musiche originali di Paolo Perna, scene e costumi di Beatrice Scarpato, drammaturgia e regia di Anna Di Francisca. La regista ha realizzato un testo che, partendo dalla selezione delle storie, racconta gli aspetti della condizione femminile oggi ancora attuali, come la ricerca di lavoro, tra la campagna e la fabbrica, in concorrenza agli uomini, la responsabilità dei rapporti familiari, la crescita dei figli.


Foto © Giorgio Sottile

In prima persona le voci di donne che sono state l’anello forte della nostra società. Ruvide, ironiche, taglienti, esse si raccontano senza mai indulgere a compatirsi, anzi, cercano sempre l’aspetto divertente e paradossale delle loro vicende. La tenerezza viene mascherata con pudore e quando emerge commuove. La gioia, quando c’è, è assoluta. Nasce dalla fatica estrema e dalla necessità di combatterla con un’allegria esilarante.


Foto © Giorgio Sottile

Dopo ore e ore di fabbrica non si rinuncia alla balera. Stremate dal lavoro, si canta. Alcune sono donne che si adeguano per forza alle ingiustizie della loro condizione, ma non stanno zitte e le denunciano ad alta voce. Altre si ribellano e scelgono la libertà anche se significa scandalo. L'anello, interpretato qui come segno di femminilità assoluta, lega la memoria di quelle che hanno lavorato nelle campagne e poi affrontato la rivoluzione dell’industria, muovendosi tra il desiderio di autonomia e libertà, gli impedimenti culturali e famigliari e il desiderio di garantire futuro a se stesse e ai loro figli. Storie struggenti e buffe, storie di soprusi ed emancipazione, raccolte in un Piemonte che irreversibilmente sta cambiando.


Foto © Giorgio Sottile

«Il nostro desiderio, insieme con gli eredi dell’autore - dice Anna Di Francisca - è quello di far vivere la figura di Nuto Revelli come giornalista di inchiesta ante litteram, dopo 15 anni dalla sua morte e nello stesso tempo raccontare la cultura del dopoguerra in Piemonte, regione che da sempre è terra di accoglienza di ondata migratorie. Queste comunità hanno accolto prima le donne che dal sud Italia venivano a sposarsi con i contadini piemontesi, poi gli emigranti dal meridione verso le fabbriche del nord ed oggi la terza onda, quella extracomunitaria. Lo spettacolo utilizzerà musiche originali, documenti originali, fotografie, filmati originali e filmati realizzati appositamente. A tale scopo si è definito il disegno di una scena che comprenda i diversi linguaggi, mettendoli in risalto, senza appesantire lo spazio”.






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© Edizioni Archos

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