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Redazione ArtApp

L’incanto del vero. Frammenti di quotidiano nella natura morta tra Sei e Settecento

Una mostra sulle trasformazioni delle nature morte in un prezioso itinerario tra le principali scuole artistiche del bacino emiliano-romagnolo del '600 e del '700


 Giovanni Rivalta, Bistecca, frutta e uccelli appesi


L’esposizione, a cura di Lucia Peruzzi, rivela per la prima volta al pubblico quindici tra i dipinti più significativi del nucleo di nature morte della collezione di BPER Banca, cui si affianca per l’occasione una selezione di undici capolavori provenienti da collezioni private e istituzioni pubbliche nella costruzione di un prezioso itinerario che si snoda attraverso le principali scuole artistiche del bacino emiliano-romagnolo tra Seicento e Settecento. In dialogo con i dipinti, la curatrice dell’Archivio storico di BPER Banca, Chiara Pulini, propone una selezione di documenti provenienti dall’Archivio di Stato di Modena e dall’Archivio privato Rangoni Machiavelli che esprime il profondo legame tra l’immagine trasmessa dall’opera d’arte con la vita vissuta.


Rodolfo Lodi, Pesci, sporta e cacciagione

 

Filo conduttore della mostra, visitabile gratuitamente fino al 30 giugno 2024, è il genere artistico della natura morta e le sue trasformazioni nel corso del tempo, che vedono il semplice oggetto assumere significati diversi a seconda del contesto storico e sociale di inserimento. Dalle raffigurazioni floreali agli interni delle dispense e alle tavole imbandite, lo studio del vero cala l’oggetto inanimato e domestico in una dimensione che gli conferisce un valore simbolico. Il percorso espositivo si apre con una riflessione dedicata alla natura morta nella pittura di genere ‘alto’, dove gli oggetti inanimati sono chiamati a enfatizzare il significato della narrazione. “La Madonna della rosa” di Michele Desubleo (1650 circa) vede la rosa farsi simbolo della purezza della Vergine e la passiflora richiamare gli strumenti della Passione, mentre “La Terra dona a Nettuno i bulbi di tulipano” di Giovanni Andrea Sirani (XVII sec.) richiama la straordinaria diffusione del tulipano in Europa a seguito della sua importazione dall’Olanda dopo l’arrivo dalla Turchia.


Cristoforo Munari, Natura morta con spartito, violino, brocca di peltro, alzata con bicchieri, piatto con anguria e dolci, ciotola di porcellana cinese e uva

 

Nel corso del Seicento, il progressivo incremento degli studi botanici e la realizzazione di alcuni tra i più ricercati giardini esistenti porta la pittura di fiori a divenire una vera e propria moda. Ne sono testimonianza i dipinti di Monsù Aurora che vedono rose, narcisi, tulipani, camelie e tanti altri fiori da giardino intrecciarsi in sontuose ghirlande attorno ai ritratti di due fanciulli. Il bellissimo dipinto di Cittadini della Civica Pinacoteca di Cento, raffigurante una tavola imbandita di dolciumi e vivande ricercate di gusto aristocratico in linea con gli orientamenti della corte estense, dialoga con l’opera della Collezione BPER Banca “Natura morta con spartito, violino, brocca di peltro, alzata con bicchieri, piatto con anguria e dolci, ciotola di porcellana cinese e uva” di Cristoforo Munari (XVII – XVIII sec.), che rivela una straordinaria attenzione nella ricerca di un repertorio raffinato e di uno stile prezioso.


Nicola Levoli, Interno di cucina con tacchino spennato e sporta con pesci

 

Un affondo particolare è dedicato alla variazione del tema della natura morta nella resa del quotidiano nella sua viva essenzialità. La tela di Bartolomeo Passerotti con il “Contadino che suona il liuto” (XVI sec.), è posta in relazione con i tre dipinti attribuiti al Maestro di Rodolfo Lodi, attivo tra il XVII e il XVIII secolo, che raccontano una quotidianità umile e solenne.


Giovanni Andrea Sirani, Nettuno riceve i bulbi di tulipano

 

Una posizione centrale nel percorso espositivo è assegnata alla “Natura morta con figure” di Adriaen Van Utrecht (prima metà del XVII sec.), entrata nella corporate collection di BPER Banca sin dalle origini. L’opera, che raffigura una scena di mercato con una grandiosa composizione barocca di carne, frutta, verdura e cacciagione, restituisce uno scorcio della fioritura economica che in quel periodo interessava Anversa, città natale dell’artista. L’influenza dell’arte fiamminga si percepisce anche nella bella tela del piacentino Bartolomeo Arbotori e in quella del napoletano Giovan Battista Recco, di cui l’esposizione propone lo scorcio di una cucina ricca di pesci e crostacei tipici di una città di mare. Le due Nature morte di Nicola Levoli (XVIII sec.), si distinguono per la sapiente rappresentazione della fisicità degli oggetti e delle vivande. Altrettanto significative sono le tempere di Giovanni Rivalta (fine del XVIII sec.) che si focalizzano sull’ambiente della cucina e sulle pietanze ‘di magro’ e di ‘grasso’ legate al rispetto della quaresima.




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