Redazione ArtApp
3 giorni fa
Museo Poldi Pezzoli, la teca per la croce di Raffaello | Foto © Andrea Ceriani
L’ampliamento del Museo Poldi Pezzoli si deve ad alcune circostanze particolarmente favorevoli: la donazione di tre importanti collezioni, quella degli orologi, quella archeologica e quella delle porcellane; la disponibilità di uno spazio di circa 200 mq, confinante con le sale del Museo; ed infine, ma non certo per importanza, la generosità di Mario Franzini che, insieme alla moglie Carmen, ha scelto di sostenere i costi di realizzazione. Intervenire in questo luogo che, al pari del Teatro alla Scala o della Pinacoteca di Brera è uno dei luoghi simbolo di Milano, ha rappresentato per gli architetti Luca Rolla e Alberto Bertini, autori del progetto, un momento di particolare gratificazione. Altrettanto gratificante si è rivelato ricercare il dialogo fra la parte storica del Museo, con i suoi capolavori, e i nuovi spazi dell’Ala Franzini, dal nome del mecenate che ne ha sostenuto la realizzazione.
Museo Poldi Pezzoli, la galleria dei ritratti | Foto © Andrea Ceriani
Annalisa Zanni, direttrice del Museo, ha partecipato costruttivamente a tutte le fasi della progettazione e della realizzazione, valutando con attenzione le proposte degli architetti e, il più delle volte, condividendole e incoraggiandone la realizzazione. Buona parte delle scelte di progetto ha riportato alla luce una serie di elementi che erano andati perduti a seguito delle molte modifiche apportate al palazzo negli anni. Fra questi elementi “ritrovati”, quello di maggior rilievo è il “cannocchiale” che, in un’infilata scenografica di sale, collega il cuore del Museo ai nuovi spazi espositivi. Il “cannocchiale” si integra armoniosamente con un percorso di visita già ricco di fughe prospettiche che si inseguono di sala in sala, arricchendolo di ulteriori scorci e viste.
Museo Poldi Pezzoli, Cavaliere in nero di Giovan Battista Moroni | Foto © Andrea Ceriani
Il percorso si sviluppa in un crescendo emozionale che dal celebre “Ritratto di giovane dama” di Piero del Pollaiolo, simbolo del Museo, porta al “Cavaliere in nero” di Giovan Battista Moroni, per concludersi con alcuni capolavori di Fra Galgario nella Galleria dei Ritratti. Da qui è possibile una vista dall’alto, inaspettata e inedita, sul giardino interno del Palazzo. A differenza delle Sale storiche, le nuove Sale sono state progettate per ospitare una serie di collezioni che vengono esposte a rotazione. Questa peculiarità ha determinato alcune scelte di progetto che rendono riconoscibili i nuovi ambienti rispetto al resto del Museo. Le esposizioni temporanee, richiedono infatti spazi versatili che si possano adattare a esigenze di volta in volta differenti; occorrono quindi finiture neutre e una notevole flessibilità distributiva e impiantistica.
Museo Poldi Pezzoli, Ritratto di Fra Galgario | Foto © Andrea Ceriani
Le pareti hanno un colore intenso per dare maggior risalto alle opere esposte; i pavimenti in rovere riprendono il disegno di alcuni pavimenti delle sale storiche; le porte sono incorniciate da un sottile imbotte in travertino bocciardato, di colore chiaro Il fatto che il battiscopa sia elettrificato, insieme alla presenza di una serie di “torrette a pavimento” invisibili, permette di collocare le teche in varie posizioni. I binari per l’appenderia non sono visibili perché integrati nei cornicioni. Gli estintori sono stati alloggiati in nicchia; questa scelta è stata estesa anche al resto del Museo. Alcuni locali accessori, climatizzati come le sale, consentono di depositare le opere da esporre a rotazione.
Museo Poldi Pezzoli, il cannocchiale che collega il cuore del museo ai nuovi spazi | Foto © Andrea Ceriani
Il “carattere” delle nuove sale, non è in contrasto con il resto del Museo perché gli spazi storici sono caratterizzati da un’eterogeneità di stili architettonici che, spaziando dal rococò al contemporaneo, permette di riconoscere le differenti epoche di realizzazione e i diversi autori. Questa particolarità ha origine dalla volontà di Gian Giacomo Poldi Pezzoli, fondatore di questa prestigiosa istituzione, di affidare a vari progettisti il disegno delle diverse sale, ciascuna in uno stile differente, secondo la moda eclettica e storicistica tipica della seconda metà dell’800. D’altra parte anche la ricostruzione post bellica, che ha interessato buona parte della struttura, insieme al mutare dei criteri espositivi e all’addizione di alcuni spazi, ha contribuito ad accentuare questa caratteristica del Museo che ne contraddistingue gli spazi e ne accresce il fascino.
Museo Poldi Pezzoli, la vista sul giardino del palazzo| Foto © Andrea Ceriani
A garantire comunque una forte continuità visiva fra i diversi ambienti, vi sono i corpi illuminanti a bracci per l’intero Museo. La Sala Visconti Venosta, adiacente alle Sale dell’Ala Franzini, ospita una nuova teca progettata dagli architetti Rolla e Bertini per esporre la croce processionale di Raffaello Sanzio (1500 circa). La croce è presentata su una porzione d’asta per richiamare la sua originaria funzione processionale. Lo spessore ridotto della teca permette di avvicinarsi all’opera per ammirare i dettagli della pittura del grande maestro urbinate. L’illuminazione a led è integrata nella vetrina che permette il controllo del microclima interno, grazie alla presenza di uno stabilizzatore passivo di umidità. Insieme alla direzione del Museo e ai curatori, i progettisti hanno scelto di collocare la nuova teca in posizione decentrata rispetto allo spazio della sala, sia per farne cogliere la presenza già dal Salone Dorato sia per rafforzare il dialogo fra l’opera di Raffaello, il “Ritratto di giovane dama” di Piero del Pollaiolo, e gli altri pezzi iconici del Museo.
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© Edizioni Archos
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