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Redazione ArtApp

Religion Today Film Festival

45 film da 22 Paesi diversi hanno partecipato alla XXVI edizione del Festival, premiati il cubano Fernando Perez e il marocchino Hassan Benjelloun


Un'immagine del film Jalaldine, di Hassan Benjelloun


Nei giorni scorsi, a Baselga di Pinè (TN) sono stati assegnati i premi e riconoscimenti della XXVI edizione di Religion Today Film Festival, con una cerimonia di premiazione ricca di emozioni. Tra tutti i 45 film da 22 Paesi diversi, Jalaldine, del regista marocchino Hassan Benjelloun si è aggiudicato il “Gran Premio nello Spirito della Fede”, per l’opera che più di tutte ha colto lo spirito della rassegna cinematografica. Ha ritirato il premio Malak Dhamouni, direttrice del Rabat International Author Film Festival e giurata di Religion Today. Dhamouni ritornerà in Marocco a consegnare il riconoscimento al regista, che in questi giorni non ha potuto partecipare al Festival a causa del terremoto che ha colpito il suo Paese. Il premio tutto trentino “Nello spirito delle Dolomiti” è andato al caraibico Cuentos de un dia màs di Fernando Perez, artista cubano, che con altri colleghi film makers ha partecipato a questa edizione del Festival.


Hassan Benjelloun e Malak Dhamouni


Tra i riconoscimenti assegnati, il premio per il miglior documentario è stato dato a Kutchinga del portoghese Sol de Carvalho, che racconta di una controversa pratica tradizionale mozambicana. Come miglior feature film è stato decretato l’israeliano Sand Flakes di Gitit Kabiri e Yahel Kabiri, una pellicola che parla di malattia, sclerosi multipla, ma anche di speranza. Il premio “Nello Spirito della Pace” è stato assegnato a The Stupid Boy, di Phil Dunn (UK), perché la pellicola riesce a promuovere i valori della pace e della nonviolenza. Con riferimento alla ferita del terrorismo cosiddetto religioso, il film mette in quadro le conseguenze dirompenti che un semplice gesto può generare nella vita delle persone. Il premio “Persone e Religioni”, attribuito dalla giura CinemAmore è stato consegnato a Junko, di Prem Prasad Adhikary, regista nepalese. A Cross in the Desert”, del serbo Hadzi-Aleksandar Djurovic, ha ricevuto il premio dalla giuria interreligiosa del Comune di Arco di Trento, che ha assegnato il riconoscimento “La religione attraverso gli occhi delle donne” per la sensibilità e la delicatezza con le quali il regista ha affrontato il tema del rapporto madre-figlia, e quello del distacco e del lutto ai quali si intreccia quello delle migrazioni.


Un'immagine del documentario Kutchinga del portoghese Sol de Carvalho


La migliore colonna sonora, premio assegnato dalla giuria del Conservatorio Bomporti di Trento, è stata quella della pellicola Super Jesus, dell’italiano Vito Palumbo, per la capacità di esprimere chiaramente le emozioni dei personaggi del film diventando una componente principale nella narrazione. Lo stesso ha ottenuto anche il riconoscimento della giuria dell’Università Pontificia Salesiana, “Nuovi Sguardi”. Sempre un italiano, Luigi Pane con il suo Un mondo in più, ha vinto il premio “Migrazione e coesistenza”, decretato dalla giuria del Centro Missionario Diocesano di Trento, partner storico del Festival. Infine, il premio “Bene Comune”, assegnato dalla giuria delle ACLI Trentine, è andato a Empty Church, del regista bielorusso Maks Maksimov.



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