Iginio De Luca espone le immagini silenti di detriti e scarti affiorati sul Tevere, come reliquie urbane che riemergono da un singolare girone dantesco
Iginio De Luca Tevere Expo, Roma 2021 | Photo courtesy dell'artista
Il museo Maca di Frosinone, fino al 1 aprile 2022, espone le opere acquisite in collezione del progetto “Tevere Expo” di Iginio De Luca, risultato tra i vincitori dell’avviso pubblico a sostegno della diffusione dell’arte contemporanea italiana nel mondo “Cantica21. Italian Contemporary Art Everywhere” - Sezione Over 35, promosso dalla Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Il lavoro prodotto si sposterà a luglio in Indonesia, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Jakarta, come tappa prestabilita di un itinerario espositivo internazionale, per poi ritornare in autunno a Frosinone in Accademia, presso la sua sede definitiva.
Tevere Expo, piazzale Clodio, Roma
La mostra curata da Sabrina Vedovotto e Pietro Gaglianò, è costituita da una serie di lavori prodotti ad aprile 2021 a Roma in conseguenza di un’affissione urbana di 15 maxi manifesti fintamente pubblicitari raffiguranti immagini sospese, drammatiche ed evocative del Tevere. “Il progetto vuole rendere visibile l’oscuro, riesumare l’anima inconscia del fiume e, di riflesso, anche la nostra. Scarti, rifiuti, oggetti smarriti, affogati in un naufragio all’inizio privato e poi pubblico affiorano dall’acqua, come reliquie urbane riemergono da un singolare girone dantesco. Sono testimonianze industriali e domestiche di un quotidiano rinnegato che, dopo anni di apnea, varcano il limite, rompono il confine dell’acqua per quello dell’aria. I manifesti sono uno specchio etico, un pretesto simbolico ed estetico a valenza universale per riflettere e riflettersi”.
Le opere installate negli spazi del MACA sono la sintesi di questo processo creativo: due grandi manifesti cartacei applicati a muro, due stampe fotografiche di medio formato e un video. Si aggiungono a queste, un maxi cartellone stradale installato, per il periodo della mostra, in via dei monti Lepini a Frosinone e un libro d’arte realizzato dal fotografo Luis Do Rosario che documenta in maniera sensibile e poetica tutte le fasi lavorative del progetto di Iginio De Luca. Come scrive Sabrina Vedovotto in catalogo: “Le grandi affissioni, le grandi fotografie, diventano paesaggi urbani, memoria della storia che noi stiamo vivendo, con-temporanei giardini di vita, calpestati dalle brutture che ci circondano, eppure concilianti con la realtà circostante”. Pietro Gaglianò evidenzia un decentramento dello sguardo in cui tessere un’estetica del margine: “Iginio De Luca ha costantemente porto la sua attenzione alla periferia; ha esplorato i suburbi, il ciglio della memoria, (…) in queste grandi immagini promozionali (come evocato anche nel titolo del progetto) si mostra la città per quello che è: dall’alto dei cartelloni il Tevere restituisce allo spazio pubblico (inteso come platea degli spettatori, come luogo della ricerca e come medium) l’abisso che vorrebbe dimenticare”.
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